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Guest Post: Quando si sceglie l’ufficio in casa

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Mi chiamo Francesca e lavoro da casa. Mi occupo di comunicazione e web e a un certo punto della mia carriera professionale (dopo aver lavorato in agenzie di comunicazione – pendolando in giro per l’Italia – e per associazioni e pubbliche amministrazioni locali) ho deciso che ero pronta a fare il salto e a trasformarmi in una libera professionista. 

Quando i tempi sono stati maturi e il mio “salvagente” professionale era bello gonfio, ho lasciato il lavoro in ufficio e ho aperto il mio ufficio in casa.
Sìperché non è mica facile, al giorno d’oggi, intraprendere un’attività e contemporaneamente aprire anche un ufficio:  io lavoro con la Rete, per fare quello che devo non ho necessità di essere in un posto fisso e non mi serve molto, un angolo della mia stanza da letto va più che bene.

Da due anni sono felicemente una homeworker e non tornerei più indietro. 

Eppure il lavoro da casa ha qualche inconveniente e bisogna esserci estremamente portati e applicare una disciplina ferrea per riuscire ad arrivare con soddisfazione alla fine della giornata.

Per evitare il rischio alienazione e mancanza di relazioni umane io mi sono creata progetti professionali che mi costringano anche fuori casa e a partire dalla vita personale, approfitto di ogni occasione per uscire. Per esempio porto quasi sempre io mia figlia a scuola e dopo averla lasciata mi concedo la colazione al bar con un’amica. Faccio in modo che il tutto non si dilunghi troppo, ma ho bisogno come l’aria di iniziare la giornata facendo 4 chiacchiere e vedendo gente. 

Alle 9 sono  a casa e comincia la mia routine di lavoro che è molto disciplinata e scandita da regole che mi sono data e che Google Calendar mi aiuta a rispettare. 

Di solito lavoro fino alle 16.30 (cerco di mangiare decentemente ma ammetto che questo è l’anello più debole della mia catena ;-), tranne quando ho riunioni o consulenze e dopo quell’ora passo del tempo con mia figlia. 

La divisione dei compiti familiari è per noi fondamentale: nell’arco della settimana gestiamo il nostro tempo in modo che il carico di impegni legati alla casa o alla bimba sia equamente suddiviso tra me e il mio compagno.

Non faccio lavatrici durante l’orario di lavoro. Non vado a fare la spesa. Non rispondo a telefonate ludiche (gentilmente rimando) e gestisco il mio tempo come fossi contemporaneamente il capo e la stagista di me stessa.

Quel che mi manca di più, facendo un lavoro creativo che ha bisogno di dare aria al cervello (scrivo anche favole e racconti) è il contatto quotidiano con sensibilità e professionalità compatibili e simili alla mia. Una volta un’amica mi disse che secondo lei le idee migliori vengono quando ci si diverte con le persone che ci stanno intorno durante il giorno (colleghi) e questa affermazione mi ha fatto molto riflettere: io i miei “colleghi” delle agenzie con cui collaboro o gli altri blogger con cui pianifico eventi o lavoro su progetti ad hoc li incontro di rado e prevalentemente online.

Allora perché non creare una community dove riunire altri homeworkers come me e condividere strategie, punti di vista o anche semplicemente un momento di sano “cazzeggio” durante la giornata?

E’ nato così http://www.ufficioincasa.it/ il sito e community a cui ho dato vita e che è online (ancora in fase Beta) da pochesettimane.

Credo che diffondere la cultura del lavoro da casa in Italia sia un buon antidoto alla crisi: il lavoro da casa è profittevole non solo per i freelance, ma anche per i dipendenti e le aziende. 

Si risparmia in postazioni di lavoro, tempo di percorrenza, si impatta meno sull’ambiente evitando l’uso di mezzi per recarsi in ufficio e – cosa che molti sottovalutano – la disciplina di un bravo homeworker è maggior garanzia per il successo del progetto che gli viene affidato. E non lo dico io, ma le statistiche e i dati.

Su Ufficio in casa promuovo le storie degli homeworkers e chi vuole può raccontare direttamente la sua, portare consigli e suggerimenti per lavorare meglio, meno e con maggiore efficacia.

Come tutte le community, Ufficio in casa sta prendendo la sua strada e io mi sono fermata a guardare la direzione che gli è più congeniale, ma l’augurio è che questo progetto possa essere utile a tante persone per tessere reti professionali tra loro, ma anche con le aziende.

Sono tantissime le mamme iscritte, perché sappiamo bene che per una donna  - una volta avuto il primo figlio – è più difficile conciliare famiglia e lavoro. E’ prima di tutto un problema culturale che ci riguarda tutti (dovremmo iniziare in famiglia a non dare per scontato che la cura dei figli sia a carico esclusivo o prevalente della mamma) ma è soprattutto un problema culturale che riguarda le nostre aziende e l’immaginario professionale italiano (se una mamma esce prima dall’ufficio per andare a portare il proprio bimbo in piscina va bene, se a farlo è un uomo viene deriso dai colleghi o etichettato come uno che non tiene abbastanza alla carriera).

Credo che diffondere il lavoro da casa, in maniera trasversale tra donne e uomini, sia un piccolo contributo al cambiamento culturale necessario, anche su questo tema.

Ufficio in casaè però anche un luogo dove condividere con leggerezza pensieri, punti di vista, piccole gag e racconti delle nostre giornate: una sorta di “macchinetta del caffè” virtuale dove incontrarsi nella pausa di lavoro.

Per il futuro ho alcuni obiettivi legati a questa community. 

Mi piacerebbe coinvolgere le aziende, creare partnership profittevoli per tutte le persone coinvolte e offrire dei veri e propri servizi.

Sul lato relazionale il prossimo step sarà organizzare un WineStorming a Bologna, nella mia città.
Sono dell’idea che davanti a un bicchiere di vino, quando si è rilassati, sia più facile fare nascere idee professionali e relazioni con altri professionisti e credo che sarebbe bello creare una rete, non solo virtuale, di persone che lavorano da casa, ma insieme. 

Se volete iscrivervi, anche solo per sapere come “sarebbe” lavorare da casa:

Francesca Sanzo 
aka Panzallaria

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